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Impara. Che ogni cosa è nata per distruggersi,
come ogni certezza è tale perché tutto può infrangersi
e capovolgersi.
Come è già capovolta la clessidra del tempo senza tempo,
perché la sabbia è evasa di corsa dagli spifferi:
e perciò contare le ore e i giorni non è che un passatempo
utile a riformulare un illusorio ordine delle cose.
Che tu lo voglia o no, viviamo,
perché siamo inarrestabile metamorfosi.
Ma impara: non tutti i vermi della terra
vedranno gemmare dalla loro schiena
ali di farfalla.
Che ogni divenire è un divenire a sé,
così come ogni alba e ogni tramonto
appaiono diversi,
perché è diverso il cielo che li ospita.
Impara. Che quando una cosa arriverà per te
sarà sempre una cosa inaspettata:
ma non attendere l’attesa,
perché gli eventi ti faranno preda
e prederanno anche la saccenza
che pensa di poterli domare.
Impara a non colpire se non sai difenderti. Mai.
Perché dall’altra parte potrebbe farsi vivo
chi ha la luce nelle mani
e quando chiude gli occhi
provoca torsioni micidiali.
Impara. Impara a non dargli un nome,
ma a sentire che un Dio sta nelle cose.
Ma impara anche questo: a farti amica l’oscurità.
Perché in essa è avvolta la palla
che noi chiamiamo Madre Terra
e tutti i suoi segreti,
la cui chiave d’apprendimento è nascosta
nella complessità dinamica
dell’apprendimento stesso.
Imparerai allora,
che non c’è mai stato un solo modo d’imparare:
che un dito nel cielo non significa niente,
così come niente significa un disegno sul muro,
se disconosciamo tutto ciò che lo ha preceduto.